L’allenamento …energetico

piantaPer ottenere dei risultati nella vita come nello sport, è necessario un allenamento costante.

Attraverso stimoli ripetuti, le capacità migliorano, si stabilizzano e si attivano sempre più velocemente.

Lo stesso vale anche per la gestione delle energie sottili come pensieri, intenzioni, intuizioni e sentimenti.

Se si vuole diventare più stabili emotivamente, presenti a se stessi, lucidi e in grado di esprimere al meglio le proprie potenzialità e afferrare le occasioni della vita, non servono rimedi miracolosi, teorie suggestive o sedicenti guru da seguire ciecamente…. É sufficiente deciderlo e volerlo, allenandosi fiduciosamente e piacevolmente, dedicando tempo e spazio a questa intenzione. È un percorso che non richiede sforzo, ma il semplice ricordarsi di alcune leggi fondamentali…

  • Va tutto bene.

Occorre evitare il più possibile il dramma. Non entrare nel dramma della nostra mente (che mente) e non farci sedurre dal dramma altrui. Se siamo vivi e vegeti qualunque cosa accada non è un dramma. Qualunque cosa accada è un opportunità. Il primo grande dramma è dimenticarsi di mandare amore a noi stessi, attivando le energie devastanti dell’auto giudizio, del vittimismo e della lamentela. Scoprire è guarire e se oggi scopro di aver combinato un sacco di sciocchezze o di aver creduto a molte cavolate posso mandarmi amore e decidere cosa fare adesso. E ripartire.

  • Non siamo soli.

Non dipende tutto da noi, non dobbiamo arrivare a tutto né sforzarci ansiosamente di tenere tutto sotto controllo. L’universo è connesso, siamo connessi tra di noi, esistono energie sottili e alleati (come gli Angeli) che “cospirano” per la nostra felicità…. Ognuno deve fare la sua parte: la nostra è cercare di essere il più possibile nel qui e ora e rimanere aperti e disponibili alla magia della vita.

  • Chiedere è fondamentale.

Chiedere è un atto di umiltà e co-creazione, è ricordarsi di essere parte del tutto, è attivare antiche e potentissime leggi energetiche (“chiedete e vi sarà dato”, “cercate e troverete”, “bussate e vi sarà aperto”) Chiedere è uscire dai limiti ristretti del nostro Sé e aprirsi al tutto.

Se chiedo apro le porte della mia creatività, oltre che quelle della magia della vita, se non chiedo le chiudo.

  • Praticare da soli e con gli altri.

Se veramente per noi è un valore la crescita personale, se ci emoziona l’idea di avere un potenziale creativo da onorare ed esprimere, se ci ricordiamo con piacere di alcune intuizioni felici o di piacevoli momenti di pienezza, motivazione, lucidità e presenza e abbiamo voglia di viverne altri, allora possiamo fare spazio a queste energie e allenarle.

La tradizione spirituale antica e moderna ha dato precise indicazioni su cosa facilita lo sviluppo di queste abilità, è solo questione di ripartire.

Se non siamo abbastanza forti è bene farsi aiutare da qualcuno più allenato di noi, da altre persone che coltivano i nostri stessi interessi, da una comunità o una rete di supporto, da letture stimolanti e arricchenti.

Su cosa possiamo allenarci? Ecco alcuni suggerimenti…

  1. Rimanere svegli.

Ricercare la presenza, il qui e ora. Accorgersi dell’enorme potenziale creativo dell’adesso. Ritornare qui quando la mente ci porta nel passato e nel futuro. Fare del presente – sempre e comunque – un alleato e non un nemico. Disciplinare il corpo e la respirazione per allenare la presenza. Esplorare cosa stiamo nutrendo in questo momento e scegliere cosa vogliamo nutrire, ricordando che nulla vive senza cibo.

  1. Depotenziare le percezioni.

La presenza non esclude ciò che accade. La vita è quella cosa che accade mentre si fanno progetti. Le cose succedono, è necessario essere disincantati ed evitare fughe new age o eccessi di pensiero magico buonista. La materia è statica e dura. La mente è sempre in agguato per farci costruire aspettative o abitudini….e le cose spesso van storto. Il nostro potere è soprattutto ristrutturare quello che accade, non valutarlo, non giudicarlo, non interpretarlo né censurarlo o negarlo… Ricordarci le nostre intenzioni, i nostri obiettivi e ripartire sempre e comunque.

  1. Esplorare ciò che la vita ci porta.

Oltre a rimanere il più possibili presenti, possiamo allenare la nostra capacità di esplorazione. Rimanere aperti e disponibili a cogliere gli scopi e le opportunità che ci sono nelle cose che ci accadono, sia quelle che ci vengono incontro che quelle che ci andiamo a cercare. Se le cause o i perché di ciò che ci viene incontro sono nel passato, le opportunità e gli scopi sono nel presente, in quel presente che crea il nostro futuro…

  1. Rompere gli schemi

Siccome è follia pensare di avere risultati diversi facendo le stesse cose, è importante diventare disobbedienti alle nostre abitudini, agli schemi di comportamento, ai ruoli, alle maschere e agli atteggiamenti radicati. “Ritornare come bambini” è aprirsi alla spontaneità, provare strade diverse, osare, giocare, desiderare, appassionarsi…sempre ricordando di mettere nel bagaglio una buona dose di autoironia e autonomia , nel prendere meno sul serio noi stessi e gli altri.

 

 

 

Le basi dell’orientamento energetico

formecolBase dell’orientamento energetico è la consapevolezza che si sprecano moltissime energie.

Noi esseri umani disperdiamo davvero un sacco di energia a tutti i livelli.

Fisicamente: adottando posture sbagliate; camminando male e distribuendo negativamente i pesi del corpo; irrigidendoci; respirando troppo e male; dimenticando di “lubrificare” le articolazioni che sono veri e propri snodi dell’energia corporea; trascurando il collegamento con terra e cielo, come fanno in modo naturale animali e piante.

Emotivamente: censurando le emozioni o identificandoci troppo in esse; lasciandoci sopraffare dal sequestro emotivo e dallo stress; sprecando tempo ed energia nel valutare, interpretare e analizzare le emozioni anziché lasciarle andare; nel dare potere a situazioni, persone ed eventi anziché a noi .

Mentalmente: perdendo la pace nel chiacchiericcio mentale o in uno sterile dialogo interno non finalizzato; abbandonando il qui ed ora per inutili spostamenti nel passato o nel futuro; identificandoci con la vocina che parla nella nostra testa; affannandoci di voler ostinatamente capire, interpretare e valutare; non accorgendoci di convinzioni limitanti, etichette e virus mentali inutili e inopportuni.

La dispersione energetica porta inesorabilmente una serie di conseguenze nella nostra visione della realtà e nell’autostima, condizionando comunicazione, risultati, vita sociale, relazionale e professionale.

La dispersione energetica blocca o rallenta le nostre funzioni superiori come l’intuizione, la creatività e la fiducia, condizionando la sincronicità che creiamo e le connessioni spirituali.

Come ci insegna la fisica moderna, noi esseri umani abbiamo una grandissima responsabilità sul mondo che ci circonda. La qualità della nostra energia, l’umore, i sentimenti, le emozioni e i pensieri che produciamo, influiscono non solo su di noi ma anche su chi ci sta intorno, specialmente le creature più fragili e sensibili come i bambini e gli animali…

Obiettivo della scuola di orientamento energetico psicofisico è stimolare e sensibilizzare, condividendo strumenti, strategie, idee ed esercizi, per imparare a orientare al meglio le proprie potenzialità e risorse.

Con un percorso di studio, sperimentazione e ricerca iniziato da oltre venticinque anni, abbiamo operato una sintesi tra modelli, discipline e tecniche antiche e moderne, derivanti sia dalla cultura orientale che occidentale, che si sono dimostrati più efficaci in questo senso….

Se sei stufo di sprecare energia e hai voglia di esprimere al meglio le tue potenzialità, segui il nostro blog e partecipa ai nostri corsi, ti aspettiamo!

 

Angeli

Cherubini_raffaelloGli Angeli non sono biondi e con le ali. Sono flussi energetici, corsie preferenziali e scopi di cui ci possiamo accorgere e che possiamo scegliere di seguire per rendere più fluida, intensa e felice la nostra vita.

Al termine della nostra ultima incarnazione, il nostro essere di luce si è seduto a tavolino con il nostro futuro angelo custode. Facendo consapevolezza sulle esperienze della vita appena trascorsa, sulle lezioni apprese e su quelle ancora da integrare, hanno felicemente concordato, come in un bellissimo consiglio di classe evoluto, quali sarebbero state le sfide e gli scopi da affrontare volentieri nella vita futura.

È stato scelto un luogo, un contesto, un momento specifico in cui nascere, per assicurarsi di entrare nella vita con un corredo di finestre di opportunità e potenzialità ben precise assicurateci dal nostro tema natale astrologico e dal bagaglio biologico e genetico dei genitori.

Come accade sempre, una volta incarnati, ci siamo dimenticati completamente di ciò che l’essere di luce aveva scelto e ci siamo ritrovati proiettati in una falsa (o meglio, incompleta) identità dettata dalle condizioni genetiche, culturali e ambientali della nuova famiglia.

Il nostro nuovo angelo custode, come tutti gli Angeli, sapeva benissimo che è facilissimo identificarsi completamente nell’identità parziale e incompleta dell’incarnazione presente, e sin da bambini ha iniziato a stimolarci con sensazioni, colori e suggestioni che potessero in qualche modo farci ritrovare la strada.

Consapevole dell’inevitabile incapacità dei genitori biologici di attivare in noi il ricordo dell’essere di luce, e dell’altrettanto inevitabile caparbietà del nostro nuovo ego terreno nel farci sprecare un sacco di energia in suggestioni e impressioni sensoriali degne del più grande paese dei balocchi, ha iniziato ben presto a pungolarci soprattutto nei momenti più difficili e tristi, in cui eravamo più disponibili perché le false convinzioni della mente e dell’ego tendevano a vacillare.

Il corredo biologico, genetico e culturale scelto, tuttavia comprendeva un insieme di potenzialità e risorse funzionali per “accorgersi” in qualche maniera del vero scopo per cui avevamo scelto di incarnarci nuovamente e perciò, una volta cresciuti, le esperienze di vita, gli incontri, le scelte e gli eventi hanno aiutato ognuno di noi a crearsi dei “tormentoni” esistenziali e delle condizioni per “costringerci” a fare i conti con gli scopi dell’incarnazione….

Se in questo periodo della vita o ciclicamente (ogni anno, ogni due anni e mezzo circa o ogni sette anni ….tanto per dire) ti trovi a riflettere, a mugugnare, a provare rancore, rabbia, risentimento o vittimismo per qualche questione irrisolta ricorrente ….attenzione! Potrebbe non essere così negativo come credi!

Potrebbe essere un’ occasione per svegliarsi, uscire dal letargo dell’identificazione, rendersi conto che il copione è  più ampio di quello che sembra, che la vita non è solo “funzionare” – andare a lavorare – guardare la televisione – fare commenti sul tempo – parlare di  luoghi comuni –  preoccuparsi di temi scontati come “salute, lavoro, amore, fortuna”….e dalla ricerca della normalità.

C’è di più.  Hai uno scopo!

Hai un meraviglioso Angelo Custode che definisce e descrive questo scopo…..

Una corrente da seguire per essere felice….

Un fiume con tanti affluenti (che si chiamano Angeli della tua costellazione)

La possibilità di connetterti con questo scopo e con queste frequenze per essere più felice tu e le persone che ti circondano….

Però stai tranquillo e sereno e non sentire alcuna urgenza…. Hai tutto il tempo che vuoi. L’eternità. Puoi fare tutte le deviazioni e prendere tutte le diramazioni che credi….

Al termine di questa vita il tuo saggio essere di luce e il tuo futuro angelo custode tireranno le somme e insieme pianificheranno il nuovo ciclo e così via per molte e molte vite future….E quando ti accorgerai di chi sei veramente, benedirai questa splendida consapevolezza!

Un abbraccio di luce

 

SHIATSU

 

Buongiorno a tutti, sono nuovo su questo BLOG quindi mi presento:

mi chiamo Danilo Castelli e sono un operatore Shiatsu membro della F.I.S.I.E.O. (Federazione Italiana Shiatsu Insegnanti e Operatori).

Ringrazio Terradiluce per l’ospitalità, inizio oggi a scrivere alcune considerazioni sulla disciplina che pratico, e sarò ben lieto di scrivere, in futuro, altri approfondimenti o rispondere a richieste di chiarimenti.

In realtà scrivere cosa sia lo Shiatsu sembra quasi inutile, quasi tutti sanno (più o meno) di cosa si tratta, tanti hanno già ricevuto dei trattamenti o conoscono qualcuno che li riceve o che ha fatto un corso, o hanno letto qualcosa su una rivista…

Ma gli stili di Shiatsu sono molti e ogni shiatsuka (l’operatore shiatsu) è diverso e, al di là della tecnica, porta nei trattamenti un po’ di se stesso, della propria sensibilità, della propria esperienza, del proprio intuito.

La Federazione (che pure è rigorosa nel pretendere e certificare per i propri soci percorsi di studio della tecnica) riconosce questa realtà nel proprio slogan: “Shiatsu: una grande Arte per il Benessere”.

D’altra parte anche ogni persona che lo shiatsuka si trova a dover trattare è diversa da ogni altra, anzi la persona che tratto oggi è, in qualche aspetto, diversa dalla stessa persona che ho trattato la settimana scorsa. Si può dire che ogni trattamento Shiatsu è unico, è l’incontro di due esseri in un determinato momento. L’abilità dell’operatore è saper sentire e interpretare le risposte che gli invia il corpo di chi sta trattando, e adeguare di conseguenza le proprie tecniche.

Tutto questo tramite il CONTATTO.

Shi-atsu in giapponese significa all’incirca “pressione con le dita”, un nome nuovo per indicare la più antica, istintiva forma di “cura”: il contatto con le mani. Tutti rispondiamo a questo contatto. A volte nella vita basta una mano amica sulla spalla per ricevere una sensazione di pace, sostegno e conforto.

La ricerca ha dimostrato il potere che c’è dietro un semplice contatto, la cui mancanza può avere conseguenze negative sul piano fisico e mentale.

Nella realtà attuale in cui i rapporti umani rischiano di diventare sempre più virtuali, una pratica che si basa sul tocco, l’ascolto e la presenza, sono convinto che possa essere di grande aiuto. Un sostegno in varie situazioni di sofferenza e stress.

 

Quindi lo Shiatsu è tocco, esercitato con pressioni di intensità diversa a seconda delle circostanze, ma ovviamente c’è anche molto altro che un operatore deve conoscere:  le tecniche per effettuare le pressioni in modo efficace, le mappe dei meridiani, i vari punti e zone del corpo che servono sia a fare una valutazione energetica (e quindi orientare il trattamento) sia a dare determinati stimoli per attivare le capacità di auto guarigione del corpo. Ma non voglio ora dilungarmi su questi temi così vasti. Ci sarà modo, se potrà interessare a qualcuno, di continuare il dialogo iniziato oggi e affrontare aspetti più specifici.

Vorrei solo, prima di chiudere, riprendere un attimo il concetto che ho citato prima: la capacità di sentire e interpretare le risposte del corpo.

Non si tratta certo di facoltà “paranormali”, l’operatore acquisisce col tempo e la pratica delle tecniche, una capacità percettiva della palpazione. Agli inizi si ha una sensibilità unicamente fisica, si impara a distinguere le ossa dai muscoli, il margine di un muscolo, la giunzione di un’articolazione, ecc. Man mano che la pratica evolve si arriva a percepire sensazioni pur sempre fisiche ma di un altro livello, come ad esempio: tensioni, rigidità, molle o duro, caldo o freddo. In seguito si arriva a percepire sensazioni più sottili, difficili da definire a parole ma reali, sperimentabili.  A questo punto le mani che effettuano una pressione, da un lato forniscono degli stimoli e dall’altro ricevono informazioni, uno scambio continuo, finché a un certo punto sembra scomparire la distinzione tra il pollice che preme e il punto che viene premuto, si entra in risonanza.  Qui c’è il bello dello Shiatsu, quello che fa si che ricevere un trattamento Shiatsu non sia solo ricevere un massaggio rilassante, ma aiuti a entrare più in contatto con se stessi, aumentare la consapevolezza del proprio corpo e di tutte le sue manifestazioni.  Perché tutto questo succeda è necessario allo shiatsuka non solo esperienza, ma anche la disponibilità ad andare verso l’altro col Cuore aperto, umiltà e massimo rispetto, ed è con questo atteggiamento che al termine del trattamento l’operatore termina il contatto, stacca le mani e dice:

grazie.

Danilo Castelli

(Per informazioni e trattamenti 3387974261 oppure shiatsudan@libero.it)

Consapevolezza e nuove connessioni

Abbiamo c5scritto molte volte sulle pagine del blog, parlando di sviluppi delle applicazioni della fisica quantistica, della responsabilità e possibilità delle nostre energie di creare risonanze di livello superiore come primo passo per modificare la realtà che ci circonda.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” diceva Gandhi avendo intuito che i nostri processi più sottili come le emozioni, i pensieri e i sentimenti in qualche misura rappresentano l’unico reale contributo di energia che costantemente immettiamo nell’infinito campo quantico che ci contiene e ci circonda.

Oggi parliamo della relazione che esiste tra consapevolezza e produzione energetica.

La consapevolezza è l’elaborazione di un processo di coscienza.

Se la coscienza accade in un dato momento, la consapevolezza riguarda la fase successiva di ciò che è arrivato alla coscienza, una sorta di ricapitolazione intima e personale.

Diventare consapevoli non è un processo mentale o didattico.

La consapevolezza non si impara né si studia. Non è un processo che va dall’esterno all’interno ma qualcosa di esclusivamente interno.

Diventare consapevoli significa rendersi conto, accorgersi, vivere un’ esperienza.

Quando diventiamo consapevoli di qualcosa è un fatto assodato, non esistono dubbi o incertezze, tutto il nostro “sistema” globale ne prende atto: dalle cellule ai muscoli, dal cuore alle viscere, dal corpo al campo energetico.

In termini di trasformazione dell’energia e della realtà esterna, la consapevolezza è qualcosa che riguarda esclusivamente noi stessi. Non possiamo accorgerci di qualcosa che riguarda gli altri, al limite possiamo farci un idea, possiamo vedere o sentire, con tutte le grossolane limitazioni dei nostri sensi. Abbiamo parlato più volte dell’inaffidabilità delle nostre percezioni, di come le impressioni sensoriali possano fuorviarci o farci identificare in emozioni e pensieri distruttivi.

La consapevolezza invece è un processo semplice, sereno e profondo.

Quando diventiamo consapevoli di qualcosa, ci accorgiamo e ci rendiamo conto, cadono le gigantesche fette di prosciutto che avevamo davanti agli occhi e vediamo con chiarezza una realtà che era li disponibile, che magari altre persone avevano intuito o colto qualcosa per cui magari abbiamo girato intorno a vuoto per mesi o per anni….

Quando ci accorgiamo di qualcosa. Il cambiamento è immediato.

Non serve “lavorare su di sé” (che brutta e logora espressione…) non serve impegnarsi più di tanto ma è naturale che affiori spontaneamente in noi la giusta dose di passione, di desiderio e di determinazione per attirare ciò che ci manca.

Sin tanto che siamo controllati e controllanti, la consapevolezza è impossibile.

Tutto è pesante, faticoso, impegnativo …. E se una parte di noi vorrebbe fare qualcosa, ce ne sono prontamente due o tre che si sabotano per non farla, che trovano scuse o alibi.

Quando si diventa consapevoli, il desiderio è puro come quello dei bambini.

C’è passione, c’è fuoco, c’è davvero una mancanza che diventa come una potente calamita capace di attirare sorprendenti cambiamenti nella nostra vita.

La consapevolezza modifica immediatamente la nostra percezione. Quello che prima sembrava impossibile diventa possibile, quello che non vedevamo adesso lo vediamo, l’ingrediente da modificare nella nostra ricetta ci appare evidente…..

Tutta la crescita personale ruota intorno alla consapevolezza.

Nessun cambiamento reale, nessuna guarigione, nessuna motivazione e nessun desiderio si attivano in modo cognitivo o didattico…..

Immaginate di essere convinti di avere una porta chiusa davanti a voi.

Nessuno può aiutarvi, non avete le chiavi, non sapete come uscire, non provate neppure ad uscire…..Ma nel momento in cui vi rendete conto che la porta non è chiusa a chiave ecco che in un batter d’occhio siete fuori!

Tutti i discorsi fatti sulle connessioni e sulla legge d’attrazione, tutti i meravigliosi sviluppi della fisica quantistica, tutto il fantastico potenziale umano come co-creatore della realtà è completamente subordinato alla consapevolezza.

Per creare potenti connessioni di consapevolezza è sufficiente la disponibilità ad aprirsi, l’umiltà di riconoscere che le nostre percezioni sono limitate, che il nostro sistema di credenze è pieno di convinzioni trappola radicate in noi sino al midollo, la semplicità dei bambini e la loro passione la disponibilità ad aprirsi all’ironia e all’autoironia, a non prendersi troppo sul serio e un allenamento instancabile nel riconoscere sul nascere le trappole mentali ed emotive dell’abitudine, della rigidità e del controllo….

Per fare spazio alla consapevolezza è necessario osare, farsi delle domande costruttive, depotenziare una giornata o un periodo storto affermando a noi stessi che tutto può essere ristrutturato come opportunità.

É il primo passo, con  cui pian piano iniziare a renderci conto di cosa – esclusivamente in noi – blocca il flusso della creatività, della motivazione e della vita.

Costruire e attivare nuove connessioni e realtà

UnknownNel primo incontro abbiamo visto come l’essere umano sia una sorta di rice-trasmittente che produce e riceve frequenze energetiche che provengono / sono immesse da e nel campo energetico universale, e concorrono alla costruzione della realtà che viviamo.

Questo ormai è un dato scientifico consolidato.

Ci siamo chiesti cosa o chi regola la nostra “sintonia” e cioè da cosa dipendono le frequenze che inconsapevolmente costruiamo / riceviamo e abbiamo compreso come – in assenza di un attività specifica in questo senso – sia molto facile farsi “impressionare” dalle percezioni sensoriali.

I cinque sensi, che sono le porte della nostra percezione della realtà, sono continuamente sollecitati dalla vita quotidiana e tanto più ci identifichiamo nelle varie situazioni tanto più queste impressioni sono forti e la nostra energia di conseguenza è regolata passivamente.

Abbiamo capito che le impressioni sensoriali non solo condizionano la nostra produzione energetica ma vanno anche a interagire col materiale inconscio (l’ambiente che abbiamo soprannominato la “stanza dei bottoni”) e mettono in moto un meccanismo fisiologico di neuro associazioni, produzioni ormonali e un circolo vizioso di disagio che concorre alla nostra sintonizzazione energetica.

L’uomo – secondo gli scienziati moderni – è un partecipatore attivo della realtà, non solo un osservatore condizionante – e l’uomo che soffre, che è a disagio, identificato e bombardato dai sensi certo non produce delle grandi frequenze….

Sempre nel primo incontro – e nel blog abbiamo già toccato questo tema – avevamo visto come l’intenzione (energia cosciente e attiva) possa essere un mezzo potente per interrompere il processo dell’identificazione e del bombardamento sensoriale e farci spostare consciamente il focus altrove.

In pratica, se mi accorgo che una situazione o un evento mi sta “facendo male” (perché mi procura sofferenza, disagio, irritazione, preoccupazione o altre emozioni e pensieri distruttivi) posso interrompere questo processo accedendo ad una mia intenzione (ad esempio pace, serenità, ironia, fiducia o leggerezza) e oltre a stare meglio io, fare una cosa ecologica per chi mi sta intorno sospendendo un emissione di energia spazzatura nel campo collettivo.

Tutto molto bello a condizione che l’intenzione sia autentica e realmente nostra.

È come sostenere di voler cambiare canale e farlo realmente, non limitandosi a dirlo.

Abbiamo sperimentato come la pratica del test kinesiologico possa aiutarci a verificare se le nostre intenzioni sono reali oppure no, e abbiamo compreso come sia importante ritornare in uno stato di presenza nel qui ora, ad esempio facendoci dei promemoria sul cellulare, per abituarci progressivamente a “ricordarci di noi” e a non fuggire costantemente nel passato o nel futuro facilitando le impressioni sensoriali.

Nell’incontro di ieri sera ci siamo occupati del ruolo delle convinzioni limitanti.

Le convinzioni limitanti sono anche esse localizzate a livello inconscio (nella stanza dei bottoni)   sono attivate dalle impressioni sensoriali e a loro volta condizionano la percezione, creando un circolo vizioso.

Le convinzioni limitanti sono frasi dichiarative che non hanno attinenza con l’esperienza ma sovente la deformano o la generalizzano in modo grossolano.

Le convinzioni limitanti sono sovente mutuate dalla famiglia, dai condizionamenti ambientali e spesso sono luoghi comuni. Ogni convinzione limitante opera una chiusura e una forma di separazione, come un etichetta precostruita appiccicata addosso che riduce il nostro potere personale o un anatema energetico che attiva a sua volta impressioni distruttive.

Le convinzioni limitanti crescono con i falsi consigli del giudice interiore, prosperano nella rigidità e nel dogmatismo astratto.

Esistono convinzioni limitanti individuali e collettive e alcune sono entrate subdolamente nel nostro sistema di credenze.

Nell’ambito della medicina, ad esempio, molti medici hanno dimostrato – in perfetta risonanza con le scoperte della fisica quantistica – che esami strumentali, oggettivi e di laboratorio possono cambiare anche grossolanamente a seconda del nostro stato d’animo, dei pensieri sui quali siamo sintonizzati e della nostra energia…Eppure la credenza limitante che l’uomo sia un sistema chiuso e statico, come una macchina che si può misurare e alla quale si possono cambiare o sostituire dei pezzi, permane imperterrita.

Per superare le convinzioni limitanti dobbiamo imparare a darci dei permessi.

Il permesso è una meravigliosa energia semplice e immediata che il nostro inconscio conosce bene, un retaggio del nostro sé bambino spontaneo, capace di desiderare, essere appassionato e autenticamente volere.

Se un impressione – ad esempio – mi seduce sul giudizio o sulla presunzione, posso darmi il permesso a tutti i livelli di essere semplice e comprensivo, oppure leggero e aperto alla cooperazione.

Se ci concedessimo il permesso di guarire, di essere felici, di perdonarci, di stare bene o di essere sicuri e semplici nel nostro percorso quotidiano le cose andrebbero molto diversamente….

Ogni intenzione è un permesso che ci diamo.

Mentre il nostro piccolo, rigido e falso sé strutturato ci porta a identificarci nelle impressioni e a farci scazzottare da esse come un pugile, il nostro Sé superiore è sempre pronto e disponibile ad aiutarci a cambiare punto di vista, a operare una “conversione” se gli diamo il permesso.

I permessi sono appannaggio del nostro conscio.

Il conscio non serve a un granché, non sa fare pressoché nulla però ha il delicatissimo compito di vigilare sul sistema di permessi e di proibizioni.

Nell’infinito universo di variabili che la vita ci offre è il conscio che può operare una distinzione e lasciarci il diritto di connetterci su un’intenzione, anziché soccombere sotto il peso di un emozione o di un impressione…

Ad esempio, se leggendo queste parole voi sentite irritati o infastiditi ….è solo consciamente che potete darvi il permesso di andare oltre queste impressioni e di accorgervi se per caso possono esservi utili in qualche modo…

Siccome le impressioni e le convinzioni limitanti abitano nella stanza dei bottoni dell’inconscio, che come tale non possiamo conoscere, è perfettamente inutili arrovellarsi in modo cognitivo per capire i perché e i per come ed è molto più utile e semplice darsi il permesso di accorgersi, di accedere alla connessione superiore dell’intuizione o della sensibilità e ….lasciare che questo permesso operi a qualche livello.

Se abbiamo una visione spirituale della vita e se crediamo che dentro di noi, da qualche parte esista un frammento eterno (anima, sé superiore, essere di luce o come preferite chiamarlo) è molto semplice fermarsi un attimo, sedersi su una sedia e fare qualche respiro profondo, mettersi la mano sul cuore o sul petto e dare il permesso a questa parte di noi di essere percepita, sentita e di trasmettere pace….

Provate! Sarà sorprendente.

È sempre attraverso il permesso che possiamo verificare – in mancanza di un operatore o di una strumentazione di biofeedback se le tecniche o gli esercizi che utilizziamo ci fanno effettivamente bene.

Se il permesso apre la porta, è l’intenzione che stabilisce la strada ed è molto importante ricordarci delle nostre intenzioni in tutto ciò che facciamo…

C’è sempre un livello sul quale è possibile operare nel qui ora.

C’è sempre un intenzione possibile se ci diamo il permesso di trovarla.

Anche a livello di pratica individuale o di gruppo è molto importante stabilire un intenzione perché l’intenzione ha una sua frequenza e restringe il campo delle possibilità e la probabilità di disperderci o di ritornare passivi.

Enti governativi e gruppi di persone, in Australia e altrove hanno già sperimentato il potere di queste connessioni focalizzate, concentrandosi ad esempio sulla sicurezza e assistendo in tempo reale ad una diminuzione della microcriminalità….

La portata di ciò che si può fare focalizzandosi autenticamente su connessioni superiori e concedendosi il permesso di farlo è enorme…. Perché non provare?

Vi auguro buone connessioni, e vi dò un arrivederci al prossimo 14 gennaio per l’ultimo incontro di questo ciclo.

 

 

 

La legge di attrazione in pratica

Icalaml concetto di legge d’attrazione, per secoli appannaggio delle tradizioni esoteriche, è stato negli ultimi trent’anni ripreso a volte anche in modo semplicistico dai movimenti new age.
Alla luce delle meravigliose scoperte recenti della fisica quantistica si può finalmente fare un po’ di chiarezza su questo concetto.

Base della legge d’attrazione è che si “attira” l’energia che si produce.

È semplicemente un fenomeno di risonanza energetica, come un diapason che si mette a suonare se un altro diapason vicino accordato alla stessa frequenza, sta suonando.

Le prime considerazioni sulla legge d’attrazione ci rimandano dunque a considerare l’enorme importanza e responsabilità contenuta nelle emozioni che sentiamo, nelle valutazioni che facciamo, nei sentimenti e nei pensieri che proviamo…

La consapevolezza di questa dinamica ha spesso prodotto una pericolosissima trappola, andando a risuonare su un moralismo deteriore e sulla rigidità etica tipica della cultura cattolica e più in generale del dogmatismo religioso: la censura.

Censurare le proprie emozioni, i sentimenti o i pensieri non cambia la loro frequenza, anzi la potenzia. È un po’ come ascoltare Radio Dj e affermare continuamente che si sta ascoltando Radio Capital: chi ci sta vicino si accorge ancora di più di cosa stiamo realmente ascoltando.

Le cose a cui resistiamo, diventano più grandi e potenti.

Il nostro inconscio è naturalmente esperienziale e si oppone alle sciocche ipocrisie della mente conscia. Provate a chiudere gli occhi e sforzatevi di NON vedere un pomodoro… e lo vedrete. Sforzatevi di dormire e vi sveglierete, perché le NON esperienze sono una congettura, una astrazione della mente conscia che non ha riscontro nella vita reale che è quella che condiziona il molto più potente inconscio.

La censura è quindi inutile e dannosa.

Un saggio prete cattolico, Anthony De Mello, in un suo divertente libro affermava stupito che in confessionale i preti parlavano solo di sesso e le prostitute solo di Dio… I concetti che rispettivamente negavano e censuravano.

Per mettere in moto la legge di attrazione quindi, non è sufficiente “simulare” una frequenza, bisogna viverla realmente.

Se io continuo a ripetere e ripetermi che voglio l’abbondanza e la prosperità ma intimamente risuono su una vibrazione di paura e scarsità, continuerò ad entrare in risonanza con la scarsità e ad attirarla nella mia vita.

Se io mi ripeto che voglio amare ed essere amato, ma intimamente risuono su pretese e bisogni, continuerò ad attirare tali energie…

Non è sufficiente compilare tanti foglietti o ripetersi continuamente dei mantra per cambiare le proprie frequenze, serve un esperienza più profonda.

Come fare?

In primo luogo occorre attivare la meravigliosa energia della presenza e della consapevolezza.

Renderci conto di cosa stiamo realmente attirando adesso.

Emozioni, pensieri e sentimenti non sono colpe: accadono.

Accorgersi di ciò che accade e accoglierlo fiduciosamente continuando a mandare amore a noi stessi è un atto di grande impatto energetico.

Se invece di censurare le mie emozioni e i miei pensieri, li riconosco come tali, li osservo e cerco di non identificarmi in essi, l’energia che sto creando ( e quindi attirando) è di consapevolezza.

Colpevolizzarsi per i propri pensieri e sentimenti è inutile e sciocco perché oltre a non servire a nulla ci fa risuonare su frequenze di autogiudizio e giudizio e ci fa attirare tali frequenze….

Iniziando a praticare la presenza nel qui e ora e la consapevolezza, ci accorgeremo di tutte le inutili energie che come degli automi stavamo producendo e potremo festeggiare per questo, scegliendo poi eventualmente di mettere in discussione le coenel2nvinzioni e i valori limitanti…

Questo è l’unico, piccolo lavoro che può fare la nostra mente conscia. Il 93 per cento di tutto quello che è il nostro essere è governato dall’inconscio, ma quel piccolo 7 per cento rappresentato dal conscio stabilisce cosa e come governare. Ad esempio SCEGLIERE  di stare in presenza fiduciosa durante un emozione, pur sentendo l’emozione. E’ il libero arbitrio – se vogliamo vederlo così –  che richiede una partecipazione razionale e un elemento di  attesa e di scelta che frustri l’ego e al tempo stesso crei una condizione di alchimia  e di trasformazione energetica.

Il secondo passo per attivare l’enorme potere della legge d’attrazione è nutrirsi di stimoli, idee, contenuti, esperienze e persone che sono su questo cammino da più tempo e che naturalmente e spontaneamente possono farci da coach…

Stare vicino a tali persone aiuta perché sono dei ripetitori energetici potenti. E lo sono solo perché hanno praticato molto. Mi raccontavano ad esempio degli amici in questi giorni, di come è stato piacevole l’incontro con Sogyal Rinpoche e di come è stato facile in sua presenza mantenere la mente sgombra…Queste persone sono ovunque intorno a noi, alcune più conosciute e altre meno. Si riconoscono perché non si prendono troppo sul serio, cercano sempre il positivo, sono generalmente spontanee, soddisfatte e hanno entusiasmo in quello che fanno.

Bisogna evitare come la peste di mitizzarli o di cadere nel dogmatismo che genera censura, magari un ripetitore di energia positiva può essere il vostro panettiere o il gommista…

Con l’aiuto di queste persone, terapisti, associazioni gruppi e frequentazioni in risonanza tutto diventa più semplice.

Se voglio attivare la legge d’attrazione senza cambiare una virgola nella mia vita, senza fare spazio a cose nuove, e senza rivedere le mie convinzioni, sono come uno che vuole cambiare canale senza usare il telecomando: continuerò per forza a vedere lo stesso programma!

Contemporaneamente a questo secondo passo bisogna fare attenzione ai tanti produttori di energie inutili e dannose che ci sono in giro. Magari sono vicino a noi, magari sono famigliari o parenti e bisogna prestare molta attenzione nel non giudicarli, perché altrimenti entriamo in risonanza con l’energia del giudizio e dell’insoddisfazione e ….attiriamo risonanze sgradevoli.

Per far questo ci vuole autonomia, lasciare agli altri il diritto di essere come sono, molta ironia e….la capacità di difendere i propri spazi sacri e le proprie nuove intenzioni anche rompendo degli schemi, come ad esempio scegliendo di non nutrirsi troppo di televisione, giornali, brontolii politici, populismi da social network e similari…

La domanda che in qualsiasi momento può farci riflettere sull’energia che stiamo attirando è molto semplice: Che cosa sento in questo momento? Come sto? Sono soddisfatto? Mi sento al posto giusto al momento giusto?

L’ultimo passo per attivare alla grande la legge di attrazione è ricordarsi di cosa ci piace e di cosa ci appassiona.

La passione, l’emozione, il piacere sono energie molto potenti, come la gioia, la motivazione e l’entusiasmo.

Molte volte ci siamo talmente identificati nel brontolio, nell’auto commiserazione, nell’insoddisfazione e nel vittimismo da esserci dimenticati quali sono le nostre passioni e le nostre abilità.

Prendere in mano un pennello, disegnare, suonare uno strumento, praticare uno sport, esplorare mondi sconosciuti con la lettura, cucinare una prelibatezza, rotolarsi nell’erba e chissà quante altre meravigliose cose…possono essere i primi switch per iniziare ad attirare nuove energie e con esse nuove intuizioni, nuove relazioni e cooperare per un mondo migliore.

 

Dall’impressione all’intenzione

piantaIn un percorso di crescita e orientamento delle energie personali è fondamentale il graduale passaggio dall’impressione all’intenzione.

Le impressioni colpiscono i nostri sensi come un pugile l’avversario, attivando in continuazione processi fisiologici, dinamiche inconsce e convinzioni limitanti e rendendoci schiavi del processo di identificazione che ne deriva. Abituandoci a farci impressionare da cose, situazioni, eventi che vediamo, udiamo e percepiamo, perdiamo progressivamente il focus sul mondo interiore e sulle sue risorse e diventiamo passivi rispetto alle molteplici suggestioni che arrivano dall’esterno.

Queste impressioni che ci colpiscono come cazzotti, arrivano da ovunque: televisione, internet, giornali, parole, sguardi, situazioni e relazioni quotidiane, lavoro, spostamenti nel traffico caotico, ritmi elevati.

Quando i nostri sensi non sono colpiti da fonti esterne, molte volte le impressioni le produciamo da soli per mezzo di uno sterile dialogo interno o attraverso pensieri compulsivi e inutili che ci portano fuori dal “qui e ora” e attivano ormoni e fisiologia in una danza psico emotiva stressante e ammorbante. Gli studi sull’intelligenza emotiva hanno confermato che maggiore è la tendenza a farsi impressionare, minore è la capacità di connettersi con le proprie intuizioni e fare scelte oculate e vincenti.

Le impressioni sono come i flash di tante macchine fotografiche che continuano a luccicare dopo aver chiuso gli occhi o come le sensazioni di un film thriller nel quale ci identifichiamo che continuano a farci sentire l’adrenalina anche dopo essere finito…

Più siamo impressionati meno siamo creativi: le impressioni ci danno un sacco da fare per gestirle e per gestire le conseguenze fisiologiche che producono nel nostro corpo attraverso i vari ormoni e neuro trasmettitori messi in circolazione.

Più ci lasciamo impressionare meno possiamo sviluppare la nostra autostima, la comunicazione efficace e la gestione delle emozioni perché l’impressionabilità produce insicurezza, mancanza di autonomia e disordine energetico.

Le impressioni non sono qualcosa di sbagliato perché sono naturali. I nostri sensi – che rispetto a molti altri animali sono limitati e grossolani – non possono smettere di ricevere e trasmettere degli impulsi: sta a noi imparare a modificare il significato che gli diamo, imparare a depotenziarli e prenderli meno sul serio…

Per uscire dal vortice delle impressioni è importante incominciare a portare attenzione sulle intenzioni profonde interiori.

Le intenzioni riflettono le motivazioni e i desideri profondi della nostra natura. Così come le impressioni arrivano dall’esterno e si accavallano confuse, le intenzioni profonde si scoprono e si consolidano nella quiete, nella presenza e nel lavoro su di sé. Questo genere di intenzioni può diventare lo sfondo sul quale lasciar decantare le impressioni sensoriali che la nostra percezione ci propone.

Se scopro un’autentica intenzione di pace e serenità sarà più semplice lasciare andare le impressioni che la vita quotidiana mi procura che vanno nella direzione opposta, come le tante occasioni di ansia, preoccupazione o controllo.

Le intenzioni profonde sono un balsamo per i momenti difficili della vita in cui situazioni ed eventi esterni ci propongono in continuazione impressioni negative….

La capacità di “stare dentro” le impressioni negative senza farsi condizionare da esse e riuscendo a mantenere vive le intenzioni profonde è un atto di presenza mentale che trasforma alchemicamente il dolore in consapevolezza.

Da un punto di vista energetico è impossibile “risuonare” contemporaneamente su impressioni e intenzioni. O si vibra sulla frequenza delle impressioni e si attirano energie disordinate corrispondenti, o si vibra sulle intenzioni attirando sincronicità in risonanza.

Le intenzioni e la loro energia non si scoprono nella mente. Le intenzioni mentali spesso sono prodotte dal falso sé e lastricano la strada che conduce agli inferni personali come illustra saggiamente un vecchio proverbio.

Per distinguere vere e false intenzioni basta osservare se sono raggiungibili immediatamente nel qui e ora. Le intenzioni profonde nascono nel cuore, sono quelle che permettono di placare la mente e osservarla senza giudizio come un testimone neutrale, sono quelle che riescono a stoppare l’associazione a delinquere rappresentata da mente e pancia, perché placano tanto la razionalità fredda quanto la visceralità incontrollata.

Queste intenzioni profonde appartengono alla nostra natura spirituale e alla nostra anima e possono essere riscoperte e svelate sempre meglio con l’allenamento e la graduale disintossicazione dalle impressioni.

È come sentire una musica meravigliosa di sottofondo in mezzo al frastuono di una discoteca. Sino a che non calerà il frastuono esterno sarà difficile accorgersi della musica.

In ogni istante della vita possiamo attivare un’intenzione che ci aiuti a rimanere più lucidi e sereni, come ad esempio un intenzione di chiarezza, di pace, di cooperazione o di fiducia.

Non esistono intenzioni di serie A o di serie B e molte intenzioni “piccole” ci permettono di scoprirne altre più profonde…

L’intenzione non è un attività, ma lo sfondo delle cose che facciamo.

Se sullo sfondo c’è pace sarà più difficile andare in stress o farsi impressionare, se sullo sfondo c’è un intenzione di armonia sarà più difficile abboccare a provocazioni o aggredire.

Se sullo sfondo c’è una reale intenzione di  fiducia sarà più difficile farsi prendere da sconforto e scoraggiamento.

Mantenere il focus sulle intenzioni è un atto di umiltà e fiducia nell’Universo, nella Vita o in Dio (a seconda di come si voglia chiamare)…perché è manifestare la scelta di non abboccare alla seduzioni della mente e delle sue menzogne.

L’intenzione è un potente antidoto per ristrutturare il dolore, guarire dalla paura ed essere più felice, perché aiuta a non ristagnare nella percezione sgradevole e portare l’attenzione sul “quindi?” quando accadono le cose e ci impressionano…

 

 

 

Nuova Fisica e nuova Medicina

k2493329

L’osservazione dei fenomeni delle scienze naturali ha da sempre condizionato i modelli di pensiero, di comportamento e di ricerca degli esseri umani. Medicina, biologia, filosofia, psicologia e religione come tante altre discipline e pratiche, sono state influenzate nel corso dei secoli dalla fisica e dalle sue leggi che via via andavano a modificarsi con l’avvento di nuove scoperte e consapevolezze.

Nei tempi antichi, una conoscenza grossolana e superficiale delle leggi della natura, corrispondeva ad un approccio altrettanto grossolano, poco razionale e superstizioso di interpretazione della realtà circostante. La rivoluzione copernicana e l’ondata di razionalità dell’illuminismo hanno condizionato alla rovescia, specie nella civiltà occidentale i modelli di comportamento e di pensiero andando via via a separare l’ambito scientifico da quello spirituale e filosofico…

Le straordinarie scoperte della fisica quantistica e le conseguenze pratiche dei nuovi modelli, stanno attualmente ribaltando completamente il modo di leggere e interpretare la realtà.

Si potrebbe dire che ad ogni Fisica corrisponde una medicina, una lettura della biologia, una psicologia, una filosofia, un modo di esprimere la spiritualità e tutta una serie di schemi di interpretazione della vita.

In questi tempi stiamo vivendo una fase di transizione, un graduale passaggio tra due modalità completamente differenti che io reputo di portata epocale, pari se non superiore alla rivoluzione copernicana, in termini di conseguenze e possibilità.

Siamo ancora profondamente inseriti nei modelli della Fisica Meccanica fatta di FORZE, di OGGETTI e di SEPARAZIONE tra gli oggetti.

La medicina è intrisa di tali modelli: l’alternanza salute – malattia è vista come gioco di forze.

La malattia è il “male”, brutto e cattivo, che deve essere scacciato dalle pratiche “buone” della chirurgia e della farmaceutica.

Le cause delle malattie sono prevalentemente ricercate nella dimensione materiale (oggetti) negli squilibri chimici causati dall’incepparsi (separazione) di meccanismi e automatismi, nella rottura di giochi di forze o nell’ineluttabilità della genetica.

La lettura di tali cause considera l’uomo passivo di fronte a questi eventi e delega ad una “casta” di esperti il ruolo di salvatori (“dottore, mi dica cos’ho e cosa devo fare”).

I nuovi modelli della Fisica Quantistica parlano di risonanze, di onde, di equivalenza tra materia ed energia e di campo quantico universale all’interno del quale non esiste separazione tra gli oggetti o se esiste è apparente, di percezione capace di influenzare la genetica e il DNA.

Per tali modelli la malattia è intesa come una mancanza di risonanza armonica tra molteplici componenti sottili come il pensiero, l’emozione, il sentimento, l’intenzione che influenzano la realtà chimica/energetica dell’organismo e dell’ambiente cellulare.

La lettura delle cause e delle concause mette in primo piano il ruolo attivo del paziente nei processi di malattia e di guarigione, l’importanza dei suoi pensieri, delle sue convinzioni, delle percezioni, di sentimenti e emozioni…

Per tale lettura la malattia può essere persino una componente (per quanto sgradevole) dell’evoluzione, un opportunità per riconoscere e modificare le energie sottili che si producono.

Se per la fisica (e la medicina) delle forze e della separazione la dimensione materiale è prioritaria, per la fisica (e la medicina) delle risonanze è esattamente il contrario.

Più un energia è immateriale, più è forte e la stessa materia non è altro che un onda “collassata” e cioè vibrante ad una frequenza inferiore capace di essere colta dai nostri sensi…

L’avvicinarsi tra scienza e spiritualità che è una logica conseguenza dei nuovi modelli della fisica ci aiuta a comprendere le metafore contenute nei libri sacri, come ad esempio il Vangelo in cui Gesù sosteneva che “non è quello che entra nell’uomo che inquina l’uomo, ma quello che esce dal suo cuore: pensieri, intenzioni, ecc”

Gesù forse conosceva la Fisica quantistica?

La conoscevano per caso gli antichi buddisti mahayani nel sostenere che “la realtà esiste solo dove la mente porta la sua attenzione”?

Gesù poteva sapere che migliaia di anni dopo si sarebbe studiato il campo magnetico del cuore umano e dimostrato essere 5000 volte più potente di quello del cervello, con un estensione tale da condizionare l’ambiente energetico sino a sette metri di distanza?

Diventando consapevoli del nostro ruolo di creatori della realtà circostante, cambia totalmente il concetto di “prevenzione” che non riguarda più soltanto la dimensione grossolana e materiale ma soprattutto quella sottile e impalpabile.

Accorgendoci che pensieri, emozioni, sentimenti, intenzioni e convinzioni condizionano inesorabilmente sia la nostra realtà biologica che quella esterna, possiamo imparare ad esercitare la miglior forma di prevenzione per vivere più a lungo e meglio…

Riconoscendo la nostra forza e il nostro potere personale, non abbiamo più bisogno di mettere i santi o i maestri su un piedistallo, perché ciò che hanno fatto loro lo possiamo fare anche noi. Le guarigioni dei vangeli, degli atti degli apostoli e i tanti “miracoli” documentati dalla storia della spiritualità alla luce della Fisica quantistica sono semplicemente dei modelli di risonanze armoniche molto potenti, possibilità dell’energia di cui facciamo parte.

E come diceva Einstein:

“Tutto è Energia e questo è tutto quello che Esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella Realtà. Non c’è un’altra via. Questa non è filosofia. Questa è Fisica.”

Costruire vibrazioni coerenti: allineare mente, pancia e cuore

enel2Le scoperte della fisica quantistica e le loro conseguenze  possono determinare un epocale cambiamento nel modo di percepire e interpretare la realtà che ci circonda, una sorta di “ribaltamento”  di significati. Mentre la fisica classica era basata sulle forze, sugli oggetti  e sulla separazione, la nuova fisica parla costantemente di risonanze, connessioni   e relazioni sottili. Anche per ciò che riguarda il termine “coerenza” , siamo abituati a leggere la parola come una manifestazione di forza (di volontà) e di linearità.

In questo caso, invece, la coerenza è una vibrazione semplice e  morbida, una forma di adattamento spontaneo alle esigenze del momento senza sforzo. I bambini ad esempio producono vibrazioni coerenti.

Una vibrazione coerente è in risonanza armonica con le vibrazioni che la circondano. Ad esempio, in un orchestra, la musica prodotta dai differenti strumenti crea un insieme coerente e armonico.

Per costruire vibrazioni umane coerenti occorre onestà e capacità di osservazione.

Tale onestà e presenza si costruiscono passo dopo passo a forza di  riconoscere  le percezioni limitanti, accorgersi delle seduzioni della mente e del falso sè e stanare le moltissime convinzioni limitanti che costringono la nostra energia.  L’autosabotaggio è un processo insito nell’uomo: avendo capito e riconosciuto che l’unicità dell’io è un ILLUSIONE  ed essendoci accorti della molteplicità dell’io,   è inevitabile accorgersi che esistano gli autosabotaggi.

Se una parte di me decide una cosa, ad esempio che mi rimetta in forma, tutte le altre parte di me che sono ABITUATE agli schemi  e ai modelli del mio attuale stato di NON-forma (ad esempio la parte che ama mangiare e bere, la parte che ama oziare eccetera…) si ribelleranno a questa decisione: è perfettamente naturale.

Questi piccoli e grandi autosabotaggi sono presenti in ogni nostra abitudine, in ogni automatismo acquisito: il percorso che faccio per andare a casa, il ristorante dove mangio, la palestra che frequento, la gestione dei miei piccoli riti quotidiani…

Ogni cambiamento, ad esempio lo spostamento della palestra che frequento ad un altro indirizzo , è inevitabilmente vissuto come destabilizzante e fastidioso e l’energia che produrrò in seguito a queste vibrazioni dissonanti contribuirà facilmente a creare una sincronicità sgradevole, come ad esempio la difficoltà a trovare parcheggio piuttosto che il ritardo dell’autobus…

Un aiuto per costruire vibrazioni coerenti in questo caso è dunque quello di osservarsi e cercare nel limite del possibile di limitare al massimo le abitudini e sopratutto depotenziare le inevitabili resistenze  che insorgeranno quando le nostre aspettative saranno frustrate….

Le aspettative infatti sono TUTTE convinzioni limitanti, automatismi che tendono a replicare nel futuro qualcosa di già sperimentato, cristallizzazioni più o meno evidenti della nostra energia…

Come depotenziare queste resistenze? Innanzitutto con l’ironia e l’auto ironia, osservarle, vederle insorgere, sentire le emozioni che producono in noi e lasciarle andare sorridendo loro e continuando ad amare noi stessi.

Prendersela con se stessi  per il fatto di vivere qualcosa di perfettamente naturale è infatti inutile oltre che dannoso!

Il secondo fondamentale passo per creare vibrazioni coerenti è accogliere quello che “passa” nel presente.

Esiste una differenza fondamentale tra pensiero positivo “magico” e cioè che censura le vibrazioni del presente e pensiero creativo autentico, e cioè che ACCOGLIE le vibrazioni del presente e  le accetta o perlomeno ne è consapevole…

Se io ad esempio sono agitato, preoccupato o arrabbiato e mi ripeto come una machinetta  che “sono felice e in pace”, sto semplicemente negando il presente e se misuro la mia coerenza ( ad esempio misurando la mia variabilità cardiaca che ne è uno specchio affidabilissimo) la troverò certamente molto scarsa e scoprirò faciclmente uno stato di stress…

Se io  – NELLE STESSE CONDIZIONI  – accetto lo stato presente e affermo la mia INTENZIONE di essere felice e in pace, magari utilizzando le stesse parole, la mia cooerenza sarà certamente superiore…

Per costruire vibrazioni coerenti , inoltre, è indispensabile riconoscere  e depotenziare le sovrastrutture  dell’ego (falso sè) e cioè quelle maschere e quei “ruoli” che ci siamo cuciti addosso come una seconda pelle, proprio perché incompatibili con una reale  intenzione di presenza nel qui e ora.

Tali sovrastrutture possono insinuarsi  facilmente anche nei modelli apparentemente “positivi”.

Mi è capitato più volte, ad esempio, di monitorare la coerenza e la variabilità cardiaca di terapeuti, insegnanti di yoga, eccetera e riscontrare una scarsa coerenza dovuta anche in questo caso alle aspettative e convinzioni precostruite (del tipo “sono un terapeuta per cui DEVO stare certamente bene ed essere equilibrato”) …

Una concausa di questo tranello è da ricercarsi nella cultura deresponsabilizzante della “normalità” che ci ha insegnato a costruire il mito dell’eroe, del santo o del guru che deve essere perfetto a tutti i costi per poterci permettere di NON seguirlo e rimanere nella mediocrità in quanto modello irraggiungibile…

In questo caso , tuttavia, per chi è realmente abituato a praticare tecniche ed esercizi che facilitano la coerenza è sufficente un po’ di autoironia,  accorgersi delle sovrastrutture e prendersi un po’ meno sul serio, osservare e sentire quello che accade nel “qui ora”  per ritrovare facilmente una condizione di centratura.

La chiave per allenarsi a costruire energia coerente è ricordarsi il ruolo centrale del cuore e del sentimento.

Se l’emozione (la pancia)  è viscerale e passionale e facilmente può assumere caratteristiche psicofisiche e biologiche di emergenza e se il pensiero razionale  (la testa) tende ad  arenarsi in una dimensione di freddezza e separazione che porta sofferenza, l’energia del cuore  può fungere da mediatore tra queste dimensioni e aiutarci a ritrovare facilmente fiducia,  benessere e mettere le basi per costruire sincronicità positiva.

Un efficissimo strumento per favorire questo processo è la respirazione diaframmatica.

Seduti con i piedi ben piantati a terra e paralleli tra loro, con la schiena diritta, il mento rientrante e i muscoli rilassati, si comincia a inspirare gonfiando la pancia e contando sino a tre-quattro, si fa uno stop in apnea contando uno-due, si espira in modo liberatorio (né forzato nè trattenuto) contando sino a tre-quattro e si fa un secondo stop da “vuoti” contando uno-due. Per i primi otto – dieci giorni è sufficente praticare 5-7 minuti di questa respirazione semplicemente contando, per evitare le intromissioi mentali.

Dopo un paio di settimane si può passare ad una  seconda fase in cui la fase di inspirazione e il primo stop sono identici, mentre la fase di espirazione può diventare più “costruttiva”, ad esempio immaginando che dal plesso solare o dal centro del petto  durante l’espirazione “escano” da noi come energia le nostre intenzioni visualizzandole come la luce di un faro che si diffonde in tutte le direzioni , o ripetendo – sempre nella fase di espirazione –  semplici  intenzioni come “parole” magari immaginando che escano da noi , dal nostro cuore composte di  lettere colorate ….

É bene limitarsi ad affermazioni semplici e non troppo strutturate, nella forma più diretta possibile (ad esempio è meglio ripetere “sono guarito” piuttosto che “voglio guarire”) o anche semplicemente una singola parola (“luce”, “chiarezza”, “guarigione”, “pace”, eccetera) ricordandoci che ovviamente non esiste una didatiica rigida in questo senso  e che ciò che realmente determina la qualità delle risonanze che produciamo è la frequenza, prodotta dall’allineamento di mente, pancia e cuore e non la “forma”.

Sarà la nostra stessa meravigliosa creatività a suggerirci come “colorare” il nostro esercizio di respirazione quotidiana nella maniera più opportuna, arrivando lentamente a costruire un positivo automatismo di guarigione che farà bene a noi e a chi ci circonda…